Cinema

Ted 2

Ted 2

L'irriverente orsacchiotto Ted si prepara nuovamente a sbancare il botteghino, ma già al secondo episodio la serie comincia a perdere colpi fra ripetizioni e poche gag veramente riuscite.

Quando nel 2012 uscì nelle sale, Ted si rivelò una sorpresa tutto sommato piacevole: il regista Seth MacFarlane, già “padre” de I Griffin e di American Dad nonché voce in originale dell’ orsacchiotto, riuscì ad azzeccare i giusti toni di volgarità, umorismo politicamente scorretto e nostalgia nerd, ed il film si rivelò essere uno dei maggiori successi di quell’ anno.
Probabilmente anche Ted 2 incasserà uno sproposito, ma la formula già al secondo capitolo sembra mostrare la corda. Qui lo sboccato peluche si è messo in testa, per salvare il proprio matrimonio con la cassiera Tamy-Linn, di avere un figlio. Non essendo però dotato di “quanto necessario”, dopo aver tentato di coinvolgere Sam Jones (già Flash Gordon nel film omonimo anni’ 80 e protagonista di una delle migliori sequenze del primo Ted) e l’ amico di sempre John (Mark Wahlberg), l’ orsacchiotto decide per l’adozione, ma il governo U.s.a. contesta lo stato di “persona” di Ted che, classificato come un “bene”, di conseguenza si vede tolto ogni diritto. I due amici si rivolgono allora ad una giovane legale (Amanda Seyfried, lei sì davvero spassosa) mentre, nell’ ombra,  Donny  - rapitore dell’ orsetto nel primo film - propone all’ azienda produttrice di giocattoli Hasbro di catturare Ted per scoprire il segreto su come creare orsacchiotti viventi.

Già dalle prime scene è impossibile non notare che non tutto funziona come dovrebbe e, in due ore di proiezione (troppe per un film del genere, tanto più se non sostenuto da situazioni ben congegnate e da una scrittura davvero scoppiettante) il risaputo ed i sorrisi stiracchiati hanno la prevalenza sulle risate vere e proprie, che qui si possono contare tranquillamente sulle dita di una mano. Abbandonato il sotto testo allegorico del primo capitolo, nel quale l’ orsetto  incarnava fondamentalmente  l’incapacità e la poca voglia di crescere del co-protagonista umano, MacFarlane porta Ted in una dimensione più “terrena” e materiale e, di fatto, con la sua ricerca di una vita normale (borghese, si potrebbe dire) disinnesca il potenziale del personaggio. Rimangono - e vengono ribadite allo sfinimento in mille demenziali situazioni - le caratteristiche principali di Ted, orsetto erotomane e consumatore di droghe, ma l’anarchia adolescenziale del primo capitolo qui diventa bolsa e prevedibile reazione al tentativo di negare all’ orsacchiotto lo status di persona.
Nonostante la sprecatissima apparizione di Morgan Freeman, funziona sempre bene il citazionismo nerd (impagabili il cameo di Liam Neeson, il richiamo a Jurassic Park e quello -  più sottile  - a Un Biglietto in Due) che ha il suo coronamento nello scialbo finale ambientato al Comic-Con di San Diego. Per il resto, il film tenta di campare di rendita accumulando e spremendo al massimo ogni possibile situazione alla ricerca della risata grassa che però spesso latita. L’impressione che se ne ricava a fine proiezione è che, già al secondo film, il personaggio Ted arranchi e cerchi di sopravvivere a sé stesso  un po’ come  quei comici incappati nel successo di una sola stagione grazie ad un tormentone azzeccato e costretti, in mancanza di nuove valide idee, a ripetere all’infinito il proprio stanco repertorio.